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giovedì 15 novembre 2012

Una voce di notte


Salvo Montalbano, per gli amici il Commissario Montalbano, ritorna in scena il giorno del suo 58esimo compleanno. L'età avanza, e Salvo non ne vuole proprio sapere di prendere atto di questa realtà.
Il progredire anagrafico del portagonista si sente tutto e si riflette anche nella prosa di Camilleri, più vernacolare dell'usuale, più compiacente del solito verso quell'animo siciliano che guarda il mondo in modo un po' gattopardesco, tutto sommato disilluso e cinico.
I personaggi di sempre rispondono all'appello: Catarella, fonte inesauribile di calembour e di pasticci linguistici; il vice Mimì Augello, meno "fimminaro" del solito, ma spalla narrativa affidabile; il medico legale, Pasquano, pronto a riversare su Montalbano la sua scostanza ruvida piena di affettuosa simpatia; e poi Fazio, con i suoi "pizzini", con la sua passione anagrafica e con quel consueto "già fatto" che contrappone alle idee investigative del commissario, facendogli "vidiri russu" e rischiando di procurargli un eccesso di bile continuo.
In questa cornice, il 58esimo anno di Montalbano inizia con un furto in un supermercato che sfocia nel suicidio del direttore (affiliato al mafia dei Cuffaro. Ma si capisce subito, o quasi, che il direttore "lo hanno suicidato" e allora, in mezzo ad una stampa avversa, inzia l'indagine del commissario, che presto è costretto ad occuparsi anche di un altro delitto, brutale e passionale, quello di una giovane ragazza, compagna del figlio del potentissimo presidente della Provincia.
Le due storie corrono parallele per tutto il libro e Camilleri decide di non farle confluire, di mantenerle separate.
Eppure il libro una chiave d'unità ce l'ha, ed è l'elegia sprezzante di un potere politico asservito (alla mafia o a se stesso), incapace di traguardare il proprio mandato e perso nel labirito dell'umana bassezza.
Così come, a ben guardare, un'altra sguardo unitario lo si ritrova in Montalbano stesso che, consapevole dell'amara realtà (che il potere salva se stesso e riesce troppo spesso a piegare la macchina della giustizia a proprio vantaggio), "si ni futti" delle procedure e, con una spregiudicatezza a cui Camilleri ci ha spesso abiutuati, forza la mano per risolvere i casi.
Un giallo piacevole e divertente, ma la cui costruzione lascia leggermente insoddisfatti. Sarà colpa dell'età



2 commenti:

  1. ma che colpa dell'età... ma uno che ha studiato filosofia poi mi finiscea leggere montalbano?
    (uno che ha lavorato con te in una piccola società di consulenza)

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    1. Non vorrei dire ma Montalabano contiene dentro di sè una introspezione antiologica ed ossologica sull'humus siciliano ...... (uno che dall'isola al continente...e non so quanto ancora restare)

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