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venerdì 22 marzo 2013

L'incarico a Bersani e l'importanza della "liturgia della democrazia"

Alla fine, il buon presidente Giorgio ha dato un'incarico per la formazione del Governo. Incarico a Pierluigi Bersani, ovviamente. 
Proclamanti i risultati elettorali, passato il terrore suscitato dallo sconvolgente risultato del Movimento 5 Stelle, superato il primo impasse (l'elezione dei presidenti delle Camere), il Presidente, in due giorni di tour de force, ha completato le necessarie consultazioni, si è preso una mezza giornata di riflessione, e poi, convocato Bersani, ha parlato. 
Il suo discorso è stato molto chiaro. Napolitano, semplificando, dice:
  • la situazione è molto complicata, sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista politico 
  • non è vero che abbiamo perso tempo (stoccata a Grillo): abbiamo fatto molto prima di Olanda e Israele (i due più recenti esempi di elezioni politiche) 
  • la costituzione mi dà la più ampia discrezionalità su come dare l'incarico: quindi, non rompetemi le scatole sulla legittimità o illegittimità del mio operato (altra stoccata a Grillo, ma pure al Pdl ed al 'nanetto' Brunetta) 
  • sarebbe bene fare un governo di grande coalizione, ma il Pd non ci vuole stare 
  • quindi, dò l'incarico a Bersani che, avendo almeno la maggioranza assoluta alla Camera e la maggioranza relativa al Senato, è quello che ha oggettivamente minori difficoltà a creare il governo 
  • l'incarico che dò a Bersani non è di formare il governo, ma di vedere se riesce a trovare una maggioranza, e poi di venirmi a riferire "non appena possibile" (si noti: "non appena" possibile, e non "al più presto" possibile" 
Bene. E ora? 
A bocce ferme, l'evoluzione è abbastanza prevedibile. Grillo continuerà ostinatamente a dire il suo "no". Monti appoggerà il governo di alto profilo di Bersani, ma questo appoggio è un po' tamquam non esset (dal momento che i suoi senatori non bastano); Berlusconi si offrirà di sostenere un governo con dentro anche i suoi uomini, ma Bersani dirà radicalmente di no. 
Bersani tornerà dal Presidente (dico "Presidente", e non Napolitano, con intenzione) gli comunicherà le ovvie conclusioni a cui è giunto al termine del suo incarico ed il Presidente darà un nuovo incarico ad una personalità esterna, rispettata da tutti... (il presidente di Banca di Italia, un costituzionalista, un premio Nobel... chissà). 
Ma se questo è il percorso, perché non saltare tutta questa "perdita di tempo" e non andare direttamente alla fase 2? 
La risposta, Napolitano, l'ha data tra le righe del suo discorso: "la stabilità istituzionale non è meno importante della stabilità finanziaria". 
Il fatto è che Napolitano sa benissimo che, in questo momento, nessuno, ma proprio nessuno (manco Papa Francesco) riuscirebbe a mettere insieme un Governo capace di avere una maggioranza; e parimenti, Napolitano sa pure che, sciogliendo le camere (ove anche potesse farlo), non risolverebbe il problema, perché da elezioni ravvicinate gli schieramenti non si muoverebbero di punto, e l'unico effetto sarebbe quello di portare anche i partiti più moderati (PD, scelta civica...) a radicalizzarsi per fare concorrenza a Grillo. 
E allora? Allora, ci vuole tempo. Ci vuole il tempo necessario a far decantare la situazione, è necessario che, sbattendosi, discutendo, facendo gaffe, provando proposte, ascoltando e parlando al paese, le cose cambino (non in un senso piuttosto che in un altro; semplicemente cambino). 
E' a questo che serve la "liturgia democratica" messa in scena. A dare alla storia il tempo di fare il proprio lavoro, a dare al sistema ed al Paese il tempo di capire cosa è meglio fare (oltre che a dare al Segretario del PD il tempo di terminare la propria "auto-combustione", consentendogli una resa con l'onore delle armi). 
E Napolitano è talmente convinto di ciò da non aver posto una scadenza all'incarico di Bersani, dicendogli di tornare da lui "non appena possibile", non prima. 
Niente fretta dunque
In questa formula, probabilmente, c'è pure una speranza segreta: che l'incarico non si concluda prima del 15 aprile e che il Parlamento, mentre Bersani fa i suoi tentativi, elegga un nuovo Presidente della Repubblica, consentendo in questo modo a Napolitano di dimettersi e lasciare il posto ad un Capo nel pieno dei propri poteri. 
Una speranza (che forse intravedo solo io) che ha una doppia dimensione: 
  • personale: Giorgio deve essere proprio esausto e certo gradirebbe assai di essere esonerato dal bere fino in fondo l'amarissimo calice di questo periodo 
  • istituzionale: un nuovo Presidente, novellamente insediato e senza gli impedimenti del semestre bianco, potrebbe effettivamente spingere per un Governo del Presidente senza esser costretto a lasciarlo orfano dopo appena un mese (cosa che invece accadrebbe inevitabilmente se fosse Giorgio a fare questo tentativo). 
Se le cose stanno così, c'è solo un consiglio da dare a Bersani: "Calma e gesso, Pierluigi: non ti corre dietro nessuno..."

2 commenti:

  1. condivido, ma l'Italia non può aspettare troppo tempo!!!!

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  2. Forse la strada proposta da Napolitano farà perdere meno tempo di un governo accroccato o di nuove elezioni celebrate con il medesimo meccanismo elettorale...
    Chi vivrà vedrà :-)

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